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EMANUELA GIAMPAOLI - Giornalista EMANUELA GIAMPAOLI - Giornalista

Donne che considerano normale vendere il proprio corpo, ventenni disposti a pesanti compromessi pur di raggiungere i propri sogni, operai pronti a tutto per difendere il posto. Sul grande schermo e tra gli scaffali delle librerie le conseguenze del lavoro che non c’è per i ragazzi di oggi.

 

Se, come recita il vecchio adagio, il lavoro nobiliti l’uomo è ancora tutto da provare. Certo la sua mancanza non sembra giovare. Lo raccontano libri e film in uscita quest’autunno, soprattutto quando i protagonisti sono ragazzi alle prese con un domani che non arriva mai. E quando arriva delude sempre.

È il caso di “Un giorno speciale”, l’ultima fatica di Francesca Comencini, appena approdata sugli schermi, dopo il passaggio in concorso alle Mostra del cinema di Venezia. Ispirato dal romanzo di Claudio Bigagli “Il cielo con un dito”, il lungometraggio racconta la storia di due ventenni e di ventiquattro ore che non si dimenticano.

Per lei, Gina (Giulia Valentini), aspirante attrice, sono quelle dell’appuntamento con il politico di turno per una ‘parola buona’ in cambio di qualche attenzione di troppo; per lui, il bravissimo Filippo Scicchitano, è il debutto come autista, proprio al servizio dell’onorevole pronto a dare una mano alla ragazza. I due finiranno per trascorrere la giornata insieme, alle prese con la leggerezza dei vent’anni ma anche con le inquietudini, i compromessi, i prezzi da pagare e la dignità da salvare.

“Come tante ragazze di oggi Gina – ha osservato la Comencini – è pronta a vendere il suo corpo per realizzare le proprie aspirazioni. Volevo portare sullo schermo le cronache italiane invase da giovani donne coinvolte in faccende di prostituzione. Ho cercato di capire, come cittadina, madre, regista perché una ragazza possa essere arrivata a considerare normale dei compromessi molto pesanti”. Il tutto filmato giocando sui repentini cambi di tono, dalla commedia al dramma, dal romanticismo alla crudezza. E con un finale aperto.

Alle nuove generazioni ma anche alla classe operaia che arranca è poi dedicato il film “Acciaio”, firmato da Stefano Mordini dall’omonimo bestseller di Silvia Avallone, al cinema dal 15 novembre. Al centro della pellicola l’amicizia di due ragazzine, Anna e Francesca (Matilde Giannini e Anna Bellezza), nel pieno dell’adolescenza, intorno a cui ruotano gli altri personaggi, come Alessio (Michele Riondino), operaio che arrotonda, non sempre con mezzi leciti, impegnato nella difesa del posto alla Lucchini, la fabbrica siderurgica che fin dalla seconda metà dell’800 ha dato da campare alla gente di Piombino, provincia di Livorno, ma che ora paga il prezzo della globalizzazione.

Sullo sfondo il degrado urbano e soprattutto esistenziale, padri violenti o delinquenti, madri incapaci di ribellarsi, figli rassegnati; all’orizzonte l’isola d’Elba, dove la maggior parte delle famiglie degli operai non ha mai messo piede, un desiderio difficile da soddisfare come tutti gli altri. Bruciati dagli altiforni della fabbrica. “L’adolescenza è un’età potenziale appunta la Avallone all’inizio del suo romanzo – racconta il regista – e insieme a lei, che come uno stalker ci ha accompagnato dentro la “zona”, abbiamo intrapreso questo viaggio. Ricordi d’adolescenza, racconti degli amici che a diciotto anni dalle aule delle scuole tecniche vengono proiettati direttamente in fabbrica senza aver conosciuto il resto del mondo”. E dove, anche qui, per una delle due protagoniste, Francesca, l’unica via della fuga possibile diventa quella di vendere il proprio corpo in un night per soli uomini alla periferia di Piombino.

Destino analogo per le protagoniste di “Miradar”, opera prima di Ilaria Mavilla, 32 enne fiorentina vincitrice del concorso «ilmioesordio», fra i circa 2600 concorrenti, aggiudicandosi così la pubblicazione del libro per Feltrinelli.

A dare il titolo al romanzo è un locale a luci rosse alla periferia di Prato dove si aggirano ballerine di lap dance, camionisti e prostitute. È qui che si incrociano i destini di Margherita, che deve pagarsi l’università e vuole affrancarsi dalla vita dei genitori, della rumena Barbara che deve mantenere il figlio Anghel, di Clarissa, bellissima ma sfortunata che non ha rinunciato a sognare e di Marilù, prostituta navigata, che accetta di vestire i panni della moglie defunta di un suo cliente pur di sentirsi amata.

Un racconto corale e polifonico in cui si mescolano rabbia e frustrazione, speranze e cinismo in cerca di un’altra possibilità. “Le mie protagoniste – chiosa Mavilla – lottano quotidianamente per sopravvivere per non soccombere al dolore. C’è chi ci riesce e chi no. Desiderano cose normali. Un lavoro, un po’ di amore, la possibilità di scegliere”.

 

LA CRISI FINANZIARIA AI TEMPI DI IBSEN
È un classico del teatro come “John Gabriel Borkman – L’uomo di banca”, pièce datata 1896 del celebre drammaturgo Henrik Ibsen a far riflettere sulle conseguenze della perdita del lavoro. Un testo di un’attualità straordinaria grazie anche alla nuova traduzione di Claudio Magris e all’adattamento e regia di Piero Maccarinelli che debutta nel nuovo allestimento il 16 di ottobre al Teatro Eliseo di Roma (www.teatroeliseo.it), per poi andare in scena sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Milano (7-18 novembre; www.piccoloteatro.org).Massimo Popolizio, Lucrezie Lante della Rovere e Manuela Mandracchia, insieme a Mauro Avogadro, sono gli attori scelti da Maccarinelli per interpretare il testo di Ibsen. “Borkman – anticipa il regista – è stato condannato ad otto anni di prigione. Brillante banchiere incorso in un fallimento finanziario di grandi dimensioni, da genio della finanza si ritrova ad essere un fallito. Toccato dal disonore, dissolta la stima degli altri nei suoi confronti, non sembra però disposto a considerarsi un vinto e continua a non avere dubbi sul valore demiurgico di quella che lui considera la sua missione. Si sente un creatore finanziario, quasi un artista della finanza, per la potenza visionaria del suo intendere”.Un’analisi fredda, spietata, a tratti tragicomica, del destino che fa di ognuno un prevaricatore, una vittima e un tiranno al tempo stesso.

I protagonisti della piéce John Gabriel Borkman – L’uomo di banca

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