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ANTONIO SCIORTINO
Direttore di Famiglia Cristiana
ANTONIO SCIORTINO
Direttore di Famiglia Cristiana

Investire seriamente sulla famiglia fa bene al Paese.
Se cresce la famiglia, cresce il Paese.
Perché è la ricchezza più preziosa di una nazione.
Un vero capitale umano, sociale e anche economico

 

Com’è possibile che in Italia, un Paese che si dice cristiano, si penalizzi così tanto la famiglia? A parole, i politici d’ogni colore promettono di tutto e di più. Nei fatti non mantengono nulla. Da sempre, in Italia, non è mai esistita una vera politica familiare, degna di questo nome. Una politica “strutturale” e di lunga gittata. E non quegli interventi saltuari, come “bonus” e “una tantum”, che si vorrebbero spacciare per “politica familiare”.
Nell’Unione Europea, siamo al di sotto della media del Prodotto Interno Lordo che i Paesi dedicano alle politiche familiari: solo l’1,2 per cento per l’Italia, a fronte del 2,3 della media europea. Per non citare Francia, Germania e i Paesi Scandinavi che sfiorano il 4 per cento.
Eppure, se c’è un Paese che avrebbe bisogno, con urgenza, di una poderosa politica familiare è proprio l’Italia. Siamo il Paese con il tasso di natalità più basso al mondo. Ci avviamo, nell’insensibilità e miopia della politica, a un vero e proprio “suicidio demografico”. Siamo un Paese vecchio e di vecchi. Tra qualche decennio, se non si invertirà la tendenza, avremo ventidue milioni di anziani e super anziani e soltanto otto milioni di giovani. Con questi numeri il Paese è spacciato, non ha speranza né futuro. La piramide della popolazione si è rovesciata. Otto milioni di giovani non potranno portare sulle proprie spalle così tanti anziani. Il Paese è in equilibrio precario. Destinato a crollare. E nessuno che se ne preoccupi. E programmi il futuro dell’Italia per i prossimi decenni.
Investire seriamente sulla famiglia fa bene al Paese. Se cresce la famiglia, cresce il Paese. Perché è la ricchezza più preziosa di una nazione. Un vero capitale umano, sociale e anche economico. I Paesi che meglio stanno uscendo dalla crisi sono quelli con una vera politica familiare. In Italia, la tanto vituperata famiglia, spesso irrisa e sbeffeggiata dai mass media, si è rivelata il miglior ammortizzatore sociale di tante carenze e inefficienze istituzionali. Ha ammortizzato il problema delle persone bisognose di cura: anziani e portatori di handicap.
In sette casi su dieci senza aiuti da parte dello Stato. Ammortizza, soprattutto, la gravissima piaga della disoccupazione giovanile, al trenta per cento a livello generale, ma al cinquanta per cento nelle Regioni del Sud.
La famiglia sembra interessare poco allo Stato. Che non è per nulla amichevole nei suoi confronti. Soprattutto a livello fiscale. Non c’è equità. A parità di reddito, un single
e una famiglia con più figli pagano le stesse tasse.
Lo Stato non fa distinzioni, sebbene le nuove generazioni siano la ricchezza e il futuro del Paese. E poco bada anche al mondo femminile. Senza reti di sostegno e protezione, come assegni familiari o asili nido, è difficile per una donna conciliare lavoro, famiglia e maternità. “Se una donna vuole lavorare”, ha dichiarato di recente il ministro Passera, “e non riesce a trovare un asilo nido per i figli, ogni discorso sull’occupazione è inutile”. Sempre più spesso, con la nascita del primo figlio, la donna è costretta a lasciare il lavoro.
Ma quel che è ancor più grave è che in Italia un figlio è fattore di povertà. E non di crescita e sviluppo, come avviene in altre nazioni. Se, poi, i figli sono più d’uno, una famiglia deve mettere in conto il rischio di entrare nel tunnel della povertà, da cui è difficile uscirne. Ciò nonostante, se il Paese è ancora in piedi lo deve alla famiglia e alla sua capacità di resistere e reagire alla crisi. Per questo Famiglia Cristiana ha assegnato alla famiglia il titolo di “Italiano dell’Anno”. Ma si meriterebbe di più. Forse, anche il Nobel per l’economia.

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