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Intervista a PIERGIORGIO ODIFREDDI
Matematico, logico e saggista
Intervista a PIERGIORGIO ODIFREDDI
Matematico, logico e saggista

Una vita votata a far scoprire la bellezza della ragione agli italiani. Una scommessa quasi vinta per Piergiorgio Odifreddi a patto di non sollevare dubbi sull’esistenza di Dio. “Perché – spiega – la morte fa ancora troppa paura. E così ci perdiamo il bello di vivere”

 

In principio fu la matematica. Non si può che partire da qui per dialogare con Piergiorgio Odfireddi, scienziato e accademico che una quindicina di anni fa decise di affiancare alla ricerca una fortunata attività divulgativa. Una sorta di vocazione per portare in un Paese refrattario da sempre alla cultura scientifica i principi di logica, scienza, matematica e geometria. Con libri, conferenze, articoli ha saputo appassionare un popolo ai segreti della scienza, per una volta raccontato scevro da quel lessico per iniziati che lo aveva sempre reso ostico. Poi però il passo è stato breve, perché secondo lui una cultura davvero radicata sulla scienza non può che dirsi atea. È qui che le cose per lui si sono un po’ complicate.

“Eh, sì, non sa quante volte mi è stato fatto capire che sì, i miei discorsi sulla matematica, la geometria interessavano, un po’ meno quelli sulla religione. E io invece ci ho addirittura scritto dei saggi, come “Il vangelo secondo la scienza” o “Perché non possiamo dirci cristiana”, perché per me è un po’ una missione.

Il gusto della provocazione?
“Ma no, semplicemente sono fermamente convinto che una maggior diffusione della cultura scientifica avrebbe come effetto automatico una perdita di attrazione della cultura religiosa e dunque del peso sociale della chiesa che ritengo responsabile di aver ostacolato molti processi nel nostro Paese”.

Chi sono i tuoi oppositori più fieri?
“È molto trasversale. Ci sono teologi intelligenti come Vito Mancuso che magari si arrabbia ma con cui il dialogo è aperto, ma anche una fitta schiera di intellettuali che non hanno assolutamente l’abitudine al ragionamento e sono facili vittime di suggestioni mitologiche”.

Forse non è solo una questione storica però. A tutti piace pensare che ci sia un senso nella vita.
“Però il senso non c’è. I filosofi hanno bisogno di trovare un senso all’esistenza, gli scienziati sanno che non c’è”.

Eppure in molti hanno visto nella perfezione della natura l’esistenza di Dio.
“Anche Einstein si stupiva della perfezione della natura. La verità è che siamo noi a trovare un ordine alle cose, anche quando non c’è. Non dimentichiamoci che qualunque scarabocchio può essere rappresentato con un’equazione. E per quanto riguarda le prove dell’esistenza di dio sono semplicemente sbagliate da un punto di vista logico. Nel Medioevo venivano considerate corrette, ma oggi nel campo della filosofia abbiamo fatto un’inversione della logica; queste prove sono tutte basate sul cosiddetto regresso all’infinito, sull’impossibilità di andare all’indietro all’infinito”.

Eppure la domanda sul senso della vita resta.
“Non tutte le domande sono sensate, e non tutte le domande sensate ammettono una risposta: in particolare quelle metafisiche. Ce lo insegna la logica contemporanea. Farsi domande sul senso della vita, sul perché siamo qui, mi sembra infantile. Bisogna tenere conto del fatto che la parola “perché” ha significato solo in certi ambiti: se chiedessi perché, ad esempio, l’arancia è di colore arancio potrei arrivare a una spiegazione scientifica, ma continuando a risalire all’indietro la catena dei perché si perde all’infinito, appunto. Un po’ come quei bambini che chiedono il perché di ogni cosa”.

Lei in cosa crede?
“Credo in un solo Dio, la natura; credo in un solo Signore, l’uomo plurigenito figlio della natura”.

E non teme la morte?
“Quando ci sarà la morte, non ci sarò più io. Come del resto prima di nascere non ero preoccupato, per il semplice fatto che non esistevo. Credo inoltre che se smettessimo di avere questa paura tremenda della morte vivremmo più a fondo. Così la rimuoviamo e basta. E invece dovremmo pensare che è il prezzo da pagare per poter avere una vita interessante. I batteri sono immortali, continuano a riprodursi dividendosi, non muoiono mai. Ma che vita è quella di un batterio? Lei vorrebbe avere la vita di un batterio?”.

Venendo alle sue ultime opere, Abbasso Euclide, uscito per Mondadori, chiude la trilogia dedicata ai numeri. Ce ne può parlare?
“Con i miei ultimi tre libri ho cercato di raccontare e presentare la matematica in una maniera diversa e cioè facendo scoprire la sua ‘bellezza’. Ho voluto conquistare
questa affascinante avventura con un’appendice dedicata a mostrare ciò che nel corso dei secoli la geometria ha potuto fare per l’arte e l’arte per la geometria. Non in senso metaforico, ma proprio dimostrando che dietro a molte opere d’arte si ritrovano aspetti di natura matematica sorprendenti”.

…Sono fermamente convinto che una maggior diffusione della cultura scientifica avrebbe come effetto automatico una perdita di attrazione della cultura religiosa e dunque del peso sociale della chiesa che ritengo responsabile di aver ostacolato molti processi nel nostro Paese…

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