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Intervista a MARIA RITA PARSI DI LODRONE
Scrittrice, psicologa e psicoterapeuta
Intervista a MARIA RITA PARSI DI LODRONE
Scrittrice, psicologa e psicoterapeuta

Iniziamo col costruire un mondo in cui al primo posto siano messi i bisogni, le speranze, la creatività dei bambini, dei preadolescenti e degli adolescenti. Essi sono l’oro e il petrolio del mondo

 

 

 

Parlando del diritto di essere persona, non poteva mancare la sua voce, come psicoterapeuta e in quanto membro del Comitato ONU per i Diritti del Bambino, individui troppe volte trascurati. Quali sono gli specifici diritti civili, politici, economici, sociali e culturali in favore dei bambini? E vengono sempre rispettati?
Si fa un gran parlare di diritti e di bisogni dei bambini e degli adolescenti, ma occorre ancora fare il passo fondamentale affinché, a livello nazionale ed internazionale, essi divengano pratica quotidiana. Infatti, prima ancora che parlare di criticità nel riconoscimento dei diritti, parlerei di riconoscimento sociale, per bambini, preadolescenti ed adolescenti, nei contesti dei diversi Paesi, ad essere portatori di diritti: essi hanno diritto alla vita, ad avere un nome e un’identità, ad esprimere la propria opinione su tutte le cose che li riguardano, alla libertà di pensiero, di conoscenza e di religione, alla salute, all’istruzione, al gioco e al riposo.

Prendersi “legalmente” cura di tutelare e difendere i diritti dei minori, significa anche prendersi cura del nucleo sociale di ogni società: la famiglia. Un’entità che sta scomparendo, o che a volte è luogo di dolore. Cosa si può fare per garantire a ogni bambino il diritto al rispetto e all’amore?
Scrive Freud: “La sorte del bambino deve essere migliore di quella dei suoi genitori… Le leggi della natura, al pari di quelle della società, debbono essere abrogate in suo favore, egli deve davvero ridiventare il centro ed il nocciolo del creato, quel “Sua Maestà il Bambino” che i genitori si sentivano un tempo”. Un’altra importante sollecitazione ci viene dal pedagogo Klaus Dieter Kaul che, nel suo decalogo, ci insegna ad ascoltare i desideri dei bambini: “dateci amore”, “dateci attenzione”, “rispettate i nostri tempi”, “rimanete al nostro fianco”, “consentiteci di sbagliare”, “dateci la vostra guida”, “dateci regole chiare”, “siate affidabili”, “mostrateci l’amore che provate”, “date spazio alla gioia”.

I tribunali, nelle innumerevoli cause civili di separazione e divorzio tra coniugi, capaci di durare anni e anni, come tutelano – se lo fanno – i diritti dei figli minori in quanto persone?
Quando l’amore passa dal territorio delle emozioni a quello delle responsabilità, si entra nel territorio della giurisprudenza: nei tribunali il matrimonio ha a che fare assai spesso con i tradimenti, gli abbandoni, i divorzi, le guerre per gli alimenti, gli scontri per l’affidamento e, alle volte, anche con le violenze domestiche. Soltanto la visione “Bambinocentrica” può rappresentare l’unica vera e ultima “Rivoluzione” possibile. Ogni sfruttamento, anche indiretto, dei bambini, delle loro potenzialità, dei loro bisogni psico-fisici e dei loro diritti, è il frutto di una visione “adultocentrica” della realtà, che ai bisogni e alle esigenze dei minori antepone gli interessi e le rivalse degli adulti.

Lei ha detto che “la felicità è un’aspirazione che accomuna ogni essere umano, un’esigenza legittima e un diritto innegabile” e nel suo libro “La felicità è contagiosa” apre dicendo che “la felicità sta nella libertà e la libertà nell’indomito coraggio”. Serve coraggio per difendere valori non alienabili come quello di essere persona? E come si trova, o s’impara, il coraggio?
Le parole di Pericle devono servirci da monito: “Il segreto della felicità è la libertà e il segreto della libertà è il coraggio”. E il vero coraggio consiste nella capacità di operare scelte che non siano sottomesse alla schiavitù della paura, del bisogno, dell’opportunità, del giudizio, del timore, del ricatto, della sopraffazione, dell’angoscia di morire e di quella di vivere. Parlare di coraggio, in tempo di crisi, significa innanzitutto intraprendere un cammino di ricerca, un percorso consapevole in grado di lasciare ai pensieri più profondi, alle esigenze più nascoste e alle idee più coraggiose, la forza di esprimersi e di trasformarsi in azione contagiosa.

In questo momento storico, in cui la negatività pervade ogni ambito della società, rischia di riaffermarsi con prepotenza la legge del più forte, dove i deboli e le persone in difficoltà avranno meno possibilità di far valere i propri diritti. Come ridurre il rischio di una società dove certe persone sono invisibili?
Il mondo è pieno di emergenze dimenticate. Secondo l’Unicef, nel mondo, sono almeno cinquanta milioni i piccoli che non vengono registrati all’anagrafe, oltre cento milioni i bambini che non hanno visto un’aula scolastica, centinaia di migliaia le vittime di catastrofi naturali, o guerre, che si consumano lontano dai riflettori dei media. L’invisibilità non è una condizione eccezionale: è la norma per troppi drammi vicini e lontani. Iniziamo col costruire un mondo in cui al primo posto siano messi i bisogni, le speranze, la creatività dei bambini, dei preadolescenti e degli adolescenti. Essi sono l’oro e il petrolio del mondo.

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