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EMANUELA GIAMPAOLI - Giornalista EMANUELA GIAMPAOLI - Giornalista

Ricominciare da capo. Come fanno i neonati che devono imparare tutto da zero. Come dovrebbe fare il mondo occidentale schiacciato dalla crisi economica. Come è stato costretto a fare un ragazzo che sognava di fare la pop star. Tre storie per un nuovo inizio.

“In ambito filosofico si definisce persona un essere dotato, nella concezione moderna almeno potenzialmente, di coscienza di sé e in possesso di una propria identità. L’esempio
più evidente di persona – per alcuni l’unico – è la persona umana”. Se chiedi a Wikipedia che cosa significa persona, la prima definizione che salta fuori è questa. Una persona è un essere umano. Un concetto semplice, assoluto, chiaro. Che non sempre trova riscontro quando a persona associamo il termine diritti. A riportarci a questo concetto e alla sua semplicità disarmante è la visione di “Bebè”, documentario del regista francese Thomas Balmès uscito per Real Cinema che in 80 minuti (ricavati da 400 ore di girato per 400 giorni di lavorazione) ha raccontato il primo anno di vita di quattro bambini nati in altrettanti luoghi del mondo. Da San Francisco alla Mongolia passando per Tokyo e la Namibia, Hattie e Ponijao, Mari e Bayargal, imparano a mangiare, muoversi, camminare alle diverse latitudini del globo con la stessa sfrontatezza, disintegrando pregiudizi e differenze tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud. E restituendoci la fiducia nel genere umano. Cambia il contesto, ma non la speranza in un futuro migliore con il nuovo spettacolo dei Motus, tra le compagnie più rappresentative del teatro di ricerca in Italia. L’ispirazione arriva dal celebre dramma di Shakespeare “La tempesta” che i Motus hanno riletto attraverso la lente del nostro presente mettendo in scena “Nella Tempesta”, in anteprima europea al Festival delle Colline Torinesi e poi in scena a Drodesera festival. “Leggendo e rileggendo quest’ambigua opera, ritroviamo – spiega la compagnia – trasfigurate, tante sorprendenti
coincidenze con domande che ci assillano da tempo, così abbiamo deciso di “gettarci” nella tempesta. È un testo che accoglie nel suo tessuto diversi tumulti, più livelli di scompiglio
e tante tempeste sia sul piano individuale che di sistema: la “Macro-tempesta” economica
in cui siamo immersi; l’ostile rapporto fra etnie differenti, fra i viaggiatori-migranti; l’eterno conflitto fra generazioni e last but not least, la tempesta che sconvolge e rovescia il rapporto tra margini e centro, tra rappresentante e rappresentato, tra reale e politico e… tra chi controlla e chi fugge la sorveglianza”. Un’opera, come sottolinea la compagnia riminese che non inscena un mondo che finisce, ma un mondo che comincia. Di rinascita narra anche “Apnea” di Lorenzo Amurri, un romanzo che narra di storia vissuta, reale e forse per questo davvero toccante. Lorenzo Amurri era un chitarrista di talento, figlio dello scrittore Antonio Amurri e appartenente ad una famiglia di artisti. In Apnea ha raccontato il suo dramma personale che lo ha portato a perdere l’uso dell’80% del suo corpo a seguito di un incidente sulle piste da sci. Il libro è il resoconto fedele e doloroso di quel che è successo dopo quella tremenda caduta. Il trasporto in ospedale in elicottero, il coma farmacologico,
la lunga operazione alla colonna vertebrale, i mesi della riabilitazione ma soprattutto il lento, faticosissimo ritorno alla vita, alla società, agli amici, alla musica. “Viaggio lungo una linea d’ombra costante dove non batte mai il sole, dove i giorni si susseguono identici e noiosi, dove non esistono colori ma solo immagini sfocate in bianco e nero, dove ho la sensazione di non far parte del mondo che mi circonda, e dove il frastornante rumore dei miei pensieri copre le voci di chi mi vorrebbe aiutare”. Scrive Amurri di quel periodo. Due anni di apnea, appunto. Poi “la voglia di vivere. E’ uscita nuovamente fuori con grande forza. Devi capire che la vita è bella, e se il cervello funziona, va vissuta” ha spiegato Amurri.

 
ANCHE IL PIACERE È UN DIRITTO
Premiato al Sundance Film Festival 2012 dal pubblico e dalla giuria con un premio speciale per il cast, chi lo avesse perso in sala, non si lasci sfuggire il dvd di “The Sessions-Gli incontri” il film che Bar Lewin ha dedicato alla storia vera del poeta e giornalista Mark O’Brien. Disabile costretto come conseguenza della polio a vivere in un polmone d’acciaio, pochi anni prima di morire decise però di voler provare il sesso nella vita. Per farlo si rivolse a una terapista speciale, la sex surrogate Helen Hunt (che per questo ruolo è stata candidata all’Oscar) specializzata in terapie sessuali con i disabili. Quella terapista nella realtà si chiama Cheryl Cohen Greene e il film si concentra su uno dei casi più particolari della sua vita che ha raccontato nel libro “Sessioni d’amore” in Italia pubblicato da Corbaccio.
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