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Intervista a ANDREA FERRARINI
Filosofo
Intervista a ANDREA FERRARINI
Filosofo
Andrea Ferrarini è il capofila di Agenda 190, progetto nato per promuovere nei piccoli comuni della Lombardia la cultura della legalità, a partire da un dato: è più facile per la malavita organizzata infiltrarsi negli enti locali

 

 

Andrea Ferrarini è un filosofo, prestato però alla vita civile del Paese. Da sempre impegnato a difesa della legalità, è autore per l’ANCI Lombardia e Retecomuni delle “Linee guida operative ANCI”, per i piani triennali di prevenzione della corruzione nelle amministrazioni comunali. È anche tra i fondatori di Agenda 190, nata allo scopo di diffondere l’etica pubblica nel Paese. A partire dai piccoli comuni lombardi.

Ferrarini, ha senso distinguere tra etica e legalità?

Certo, non sono la stessa cosa, si tratta di due concetti distinti ma in relazione tra loro. La legalità richiama la necessità di conciliare la libertà di scelta con l’esigenza di regole e norme. Di questo conflitto tra libertà e regole la filosofia si interroga sin dai tempi di Socrate.

E lei, che l’etica pubblica cerca di insegnarla, da dove parte?

L’illegalità è un rischio che dipende dalle scelte degli individui e delle organizzazioni. Le persone possono scegliere “bene” o “male”. E i valori etici possono aiutare a valutare le scelte e programmare le scelte future. Cerco di orientare le regole della convivenza a partire da una condivisione reale dei valori.

Per evitare che si rimanga su un piano formale e teorico, che cosa pensa della Legge anti-corruzione approvata dal Governo Renzi?

Che si tratta di un piccolo passo per il Parlamento, ma per l’Italia è un grande risultato. È davvero un grosso salto culturale, anche se la legge in sé ha grandi limiti.

Per esempio quali?

In origine era una legge ben scritta, che però è stata accorpata in due articoli per evitare di essere approvata senza eccessivi emendamenti e chiedendo la fiducia. Il risultato è che ha subito un numero di tagli tale da impoverirne la struttura. Si capisce che dietro manca un iter parlamentare serio. A partire da un punto fondativo: da nessuna parte si spiega che cosa si intenda per corruzione. Tanto che per avere una definizione giuridica ci si rifà a una circolare (la 1/2013) del Dipartimento di Funzione Pubblica in cui si legge che è: “l’abuso di un potere pubblico per favorire interessi privati”. E che una legge dello Stato rimandi a
una circolare è di per sé, come è facilmente intuibile, una debolezza.

Un vizio di forma insomma?

Dietro cui si nasconde molta sostanza. Un altro tema è non aver affrontato sufficientemente la questione legata agli enti locali. È una legge che si intuisce pensata per i Ministeri, riferita allo Stato centrale, rimandando alla Conferenza Stato-regioni tutte le articolazioni che riguardano la Pubblica Amministrazione. In particolare il quadro normativo in tema di prevenzione della corruzione e di trasparenza nelle società pubbliche non è di facile interpretazione. Dal controllo sulle società partecipate e controllate. Pensiamo alla sanità, da sempre uno dei terreni più fertili per i fenomeni corruttivi.

Quali profili di vulnerabilità possono emergere, in particolare, nei piccoli Comuni?

È stato provato che i comuni a maggior infiltrazione mafiosa sono quelli più piccoli. Anzi, più piccoli sono meglio è.

E qui entra in campo lei con il progetto Agenda 190. Di che cosa si tratta esattamente?

È un progetto avviato da ANCI Lombardia, con il cofinanziamento di Fondazione Cariplo, per supportare i piccoli comuni nelle attività di prevenzione della corruzione, promozione della trasparenza e nel dialogo con i cittadini e con le imprese. Prevede attività di ricerca, formazione, comunicazione con il territorio e ha, come obiettivo finale, la definizione di Linee Guida per la Prevenzione della corruzione nei comuni. Forniamo strumenti univoci per comprendere la corruzione, coinvolgendo e sensibilizzando la cittadinanza, le scuole, gli amministratori, i dipendenti pubblici.

È importante?

È fondamentale. Da tangentopoli in poi la repressione è sembrata l’unica strada per combattere la corruzione, il che era anche normale tenendo conto che tutto è partito dal pool di giudici di mani pulite. Da allora però in questo senso sono stati fatti pochi passi in
avanti. Noi ci proviamo e stiamo cercando di portare il progetto su scala nazionale.

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